I Quaderni del Conservatorio della Svizzera italiana

I Quaderni del Conservatorio della Svizzera italiana mark the attainment of a level of maturity that enables the institution, as a University School of Music, to produce works distinguished by a profound engagement with the issues of musical practice—arising directly from its teaching activities and diverse operational contexts—while at the same time maintaining the methodological rigour required of a publication with genuine academic value.

The contributions gathered in this first volume reflect the various identities that coexist within the institution in which they were conceived, and they revolve, to varying degrees, around the theme most central to any school: teaching.

The first three volumes are available (in Italian) in open access at www.lim.it.

In the first volume

  • Abstract. Un’ampia letteratura suggerisce come la pratica improvvisativa si riveli uno strumento prezioso per un’educazione musicale olistica e sia in grado di armonizzare lo sviluppo musicale facilitando l’acquisizione di abilità percettive e di competenze tecniche e teoriche attraverso una pratica focalizzata sulla riflessione e sulla creatività. Tuttavia, sebbene ben presente nella didattica dell’educazione musicale, l’improvvisazione occupa una posizione ancora marginale nell’insegnamento strumentale e non si avvale di percorsi normalizzati. Questo contributo presenta un’esperienza didattica durata tre mesi, destinata a tre allievi principianti di chitarra classica, intesa a verificare se l’uso di strategie improvvisative all’interno di una lezione individuale possa favorire lo sviluppo di competenze armoniche, melodiche e di ascolto. I risultati hanno evidenziato come un percorso fondato su un metodo euristico-partecipativo permetta l’acquisizione simultanea di più competenze musicali di base: melodico-combinatorie, armoniche e d’ascolto. Inoltre, esso ha contribuito a consolidare le competenze teoriche e tecniche degli allievi, accrescendone il livello di motivazione e il senso di responsabilità. Tali risultati dimostrano un potenziale che valica i confini dell’improvvisazione e raggiungono una dimensione globale della formazione musicale.

  • Abstract: Chi insegna canto è spesso confrontato con la difficoltà di conciliare il desiderio di cantare con un repertorio troppo complesso e non sufficientemente progressivo, condizione che genera disagio e comporta un pericoloso senso di frustrazione anche negli allievi più motivati. Questo lavoro intende verificare se la lauda medievale, quale materiale monodico senza accompagnamento e senza misura ritmica, possa costituire un valido strumento didattico da affiancare al repertorio tradizionale nelle lezioni di canto con allievi principianti. I risultati di un’esperienza di insegnamento svolta nei primi tre mesi del 2020 e composta di sei lezioni divise in tre unità didattiche suggeriscono come le laudi stimolino l’allievo ad apprendere le basi della musica modale, ad affinare la stabilità dell’intonazione, a cercare le inflessioni ritmiche legate al significato del testo e ad usare i movimenti del corpo per aiutare a gestire il respiro e a rendere armonioso l’andamento delle frasi.

  • Abstract. Numerosi studi sull’educazione sensoriale hanno messo in luce l’importanza di integrare le modalità di insegnamento tradizionali con una proposta didattica che restituisca dignità alla corporeità del bambino. L’atto esplorativo e quello creativo diventano il punto cruciale di un processo di apprendimento qualitativamente differente. Nella didattica strumentale è invece ancora fortemente radicato un approccio conservativo, che non lascia spazio a percorsi creativi e sperimentali che avvicinino il bambino al mondo della musica in modo stimolante e coinvolgente. Prendendo spunto dai principi dell’educazione sensoriale, ho ideato un percorso didattico della durata di tre mesi, finalizzato ad avvicinare e incuriosire i bambini al mondo del suono, della composizione e dei linguaggi contemporanei. I risultati ottenuti gettano le basi per un ulteriore sviluppo in questa direzione e aprono nuove riflessioni nell’ottica di un cambiamento radicale nell’approccio alla didattica strumentale. L’obiettivo è quello di stimolare la curiosità e la fantasia dei bambini in modo non convenzionale, al fine di educarli a una complessità e a un pensiero critico che li accompagni non solo nella propria crescita musicale, ma anche in quella personale e sociale.

  • Abstract: Un elemento di fondamentale importanza nella formazione professionale di un musicista è la capacità di studiare in modo efficace. Per fare ciò, è necessario autoregolarsi e scegliere strategie di studio ottimali. Molta è infatti la letteratura incentrata sullo sviluppo di strategie di autoregolazione; tuttavia, tali ricerche si focalizzano prevalentemente sui musicisti professionisti e trascurano i bambini nelle prime fasi di apprendimento. Il presente contributo riporta un’esperienza didattica modellata su due allievi principianti di pianoforte, atta a verificare se l’utilizzo di un diario di studio di tipo collaborativo possa favorire l’acquisizione di meccanismi autoregolatori di base e di semplici strategie di risoluzione degli errori. I risultati hanno evidenziato l’efficacia di tale strumento, conducendo i due allievi ad un più ricco repertorio di strategie di studio e alla ottimizzazione della pratica quotidiana. Inoltre, si è registrato lo sviluppo di competenze autoregolatorie come la consapevolezza del lavoro svolto, l’autocritica e l’autoriflessione. Tali esiti confermano la necessità e l’importanza di presentare ai nostri allievi una vasta gamma di strategie, consentendo loro di diventare più organizzati, creativi, flessibili e probabilmente più motivati.

  • Abstract: I Préludes di Claude Debussy sono certamente una delle pagine più amate dal pubblico ed eseguite dai pianisti, a testimonianza del loro valore musicale e della maniera in cui le istanze estetiche della Parigi a cavallo dei secoli diciannovesimo e ventesimo entrano a far parte di un linguaggio compositivo. Questo contributo intende chiarire le coordinate estetiche all’interno delle quali collocare i Préludes tra poetica simbolista e pittura impressionista, definire gli strumenti linguistici usati da Debussy e proporre una lettura analitica di «Minstrels» (primo libro) e «Brouillards» (secondo libro).

  • Abstract: Francesco Vignali (1609–post 1650) fu un compositore attivo tra il Principato di Bozzolo, il Ducato di Milano e il Principato di Trento. Occupò l’incarico di maggiore prestigio succedendo a Ignazio Donati e Francesco Dognazzi come Maestro di Cappella nella Terra di Casalmaggiore (Cr). La lettura della sua unica opera sacra sopravvissuta, pervenutaci in una ristampa tedesca di trent’anni successiva all’originale, i Sacri Rimbombi di Pace e di Guerra (1646) ha permesso di dimostrare come il contesto locale abbia influenzato le sue scelte compositive, in particolar modo il debito verso Claudio Monteverdi e i suoi Madrigali Guerrieri et Amorosi.

  • Abstract: il contributo propone alcuni possibili approcci per la fase iniziale di un dispositivo formativo, la cosiddetta ‘condivisione di senso’, nell’ambito della didattica della storia della musica nella scuola secondaria di primo grado. La letteratura non sempre attribuisce la dovuta attenzione al mondo musicale stabilito dalle preferenze dei discenti preadolescenti e adolescenti, sia rispetto ai repertori abitualmente frequentati, sia nei confronti delle principali modalità di fruizione che ne caratterizzano l’esperienza estetica, come apporto ad un quadro di conoscenze di partenza estremamente utile per la calibratura del percorso formativo. Il contributo, alla luce di una serie di coordinate teoriche e metodologhe estrapolate dalla letteratura evidence-informed, muove da un’analisi fenomenologica della dimensione esperienziale del discente, al fine di individuare promettenti ‘connettori di senso’ tra l’universo sonoro degli allievi e possibili ascolti tratti dal repertorio storico-musicale. Vengono infine suggerite alcune piste metodologiche, adeguate a profilare una mediazione didattica iniziale, per stimolare e indirizzare il successivo percorso di apprendimento.

In the third volume

  • Abstract: Il presente lavoro analizza l’importanza della componente emotiva nel processo di apprendimento musicale ed evidenzia come le emozioni, siano esse positive o negative, che intervengono nell’interazione tra allievo e insegnante influenzino significativamente il livello di motivazione, di prestazione e di soddisfazione dell’allievo durante e dopo la lezione. L’ipotesi di partenza è che l’adozione di strategie comunicative e relazionali mirate possa migliorare l’esperienza di apprendimento, facilitando l’acquisizione di competenze specifiche, sviluppando la motivazione e favorendo un clima di lavoro sereno. La sperimentazione, che ha coinvolto tre allieve di età compresa tra i dieci e i tredici anni, si è basata su un protocollo che prevedeva l’applicazione di specifiche strategie comunicative e relazionali nel corso di sei lezioni. I risultati confermano l’impatto che le emozioni esercitano sull’apprendimento e sulla performance a lezione. Un allievo sereno comunica meglio con l’insegnante, consolida e accresce il proprio interesse e sviluppa più facilmente le competenze necessarie per autoregolarsi. Nonostante non sia sempre facile per un insegnante adottare un approccio positivo ed accogliente, egli può mettere in atto strategie mirate, in grado di migliorare il benessere emotivo degli studenti, il loro livello di coinvolgimento e la loro motivazione.

  • Abstract:L’articolo affronta il problema dei limiti della didattica frontale nella formazione pianistica, esplorando un intervento euristico su tre allievi di età compresa tra i 16 e i 26 anni, volto a migliorare le loro competenze tecniche e metacognitive. L’intervento, incentrato sulla differenziazione dei piani sonori, è stato articolato in fasi progressive per aiutare gli studenti a sviluppare la consapevolezza del peso, l’indipendenza delle mani e la costanza nella differenziazione dei piani sonori. Ogni lezione prevedeva una serie di domande aperte, usate per guidare gli allievi nella riflessione e nella formulazione di strategie efficaci, sostenute dall’uso di un diario di studio in cui annotare problemi, strategie e riflessioni. Questa metodologia ha richiesto agli allievi di monitorare e valutare le proprie scelte, portandoli a una progressiva autonomia nel processo di apprendimento. I risultati indicano un miglioramento significativo nelle competenze tecniche e una maggiore capacità metacognitiva, permettendo agli allievi di trasferire quanto appreso su nuovi brani, di migliorare l’autoefficacia e di sviluppare un maggiore senso di indipendenza nello studio del pianoforte.

  • Abstract:Questo contributo descrive un’esperienza didattica il cui obiettivo era verificare se e come il metodo Pilates possa essere uno strumento da inserire nella didattica vocale con allievi principianti di canto, favorendo lo sviluppo della consapevolezza corporea e della propriocezione per migliorare il meccanismo della respirazione e la postura. Essendo il canto un’attività che coinvolge il corpo-strumento nella sua interezza, e avendo osservato che gli allievi principianti generalmente hanno una percezione limitata del proprio corpo, ho voluto identificare in questo metodo uno strumento utile che permettesse di esplorare i meccanismi della respirazione e quelli di una corretta postura, evitando di adottare un approccio eccessivamente teorico per quella che si identifica come una delle sfide più delicate nell’insegnamento di questo strumento. I risultati dell’intervento, che ha visto l’inserimento di tale metodo all’interno delle lezioni individuali di tre allieve per un periodo di due mesi, hanno evidenziato come questo metodo sia da diversi punti di vista un elemento di valore a sostegno dello sviluppo di una maggiore consapevolezza del proprio corpo, della respirazione e della postura nel canto.

  • Abstract:Uno dei principali ostacoli incontrati nello studio del nostro strumento musicale riguarda la sua organizzazione. Il presente lavoro mira a risolvere tale problematica introducendo un approccio unico, innovativo e coinvolgente per i musicisti nell’ambito dell’organizzazione dello studio. A tal fine, ho sviluppato un metodo, ispirato dal contesto sportivo, che si basa sull’interferenza contestuale, detta anche pratica aleatoria. In sostanza, questo metodo prevede la messa in atto/la creazione/la costruzione casuale di brevi sequenze di studio, al fine di mantenere costantemente elevata l’attenzione del nostro cervello. Ho potuto constatare l’efficacia di tale approccio attraverso un intervento didattico condotto con successo su tre dei miei allievi presso la Scuola Biaschese Tre Valli. I risultati di questo studio indicano che il metodo proposto è efficace nel caso dei partecipanti all’intervento didattico (età superiore ai 13 anni) e si è constatato un miglioramento nelle loro competenze artistiche e personali.

  • Abstract:Questo lavoro poggia sull’ipotesi che un insegnamento del canto incentrato sulla dimensione culturale e su una adeguata comprensione testuale del repertorio italiano possa migliorare l’interpretazione e l’espressione negli allievi di lingua cinese, principianti e di livello intermedio. La maggior parte degli studenti cinesi, quando studia, si concentra piuttosto sulla tecnica e trascura l’aspetto linguistico e quello culturale, elementi che possono influenzare in modo notevole la comprensione e l’espressione nel canto. Questo lavoro indaga come una routine basata sulla corretta comprensione dei testi, della loro prosodia e dei riferimenti culturali, possa aiutare gli allievi provenienti da una cultura linguistica e musicale diversa a sviluppare un’interpretazione coerente con il repertorio affrontato. A tale scopo sono stati proposti a tre studenti alcuni recitativi tratti da Mozart (Le nozze di Figaro, Così fan tutte, Don Giovanni, Idomeneo) e Rossini (Tancredi). I risultati mostrano alcuni miglioramenti nelle competenze delle allieve e suggeriscono l’efficacia del percorso didattico; allo stesso tempo, appare chiaro che il tempo e l’impegno costituiscono due fattori chiave per consolidare i progressi.

  • Abstract: Diversi autori mettono in luce le potenzialità del “far musica” assieme, come possibile strada per valorizzare forme di comprensione interculturale e sbloccare situazioni di incomunicabilità, di chiusura e di disagio. Ci si chiede dunque se un approccio intenzionalmente teso all’esplorazione attiva di fonti musicali multiculturali possa favorire l’inclusione scolastica e sociale degli allievi, sviluppando interdipendenza positiva e rinforzando le abilità di relazione e di gestione dei rapporti interpersonali. Ad una classe di prima media è stato proposto un itinerario disciplinare incentrato sull’educazione musicale interculturale: attraverso esperienze corali, strumentali e coreutiche, gli allievi hanno approfondito la conoscenza di repertori etnici. Per incrementare il senso di coinvolgimento degli allievi e sollecitare ulteriormente coesione sociale ed inclusione, le attività sono state proposte all’interno delle architetture della didattica per progetti e dell’apprendimento cooperativo. Il lavoro si è basato su un approccio misto che combina tecniche di raccolta, analisi e interpretazione di dati quantitativi e qualitativi per permettere una visione più ampia e poliedrica del tema oggetto di studio. I risultati confermano le potenzialità dell’educazione musicale tesa alla comprensione interculturale in età scolastica, come strumento per orientare la crescita degli allievi verso una visione del mondo più solidale ed equa.

  • Abstract:La pratica musicale intensa per raggiungere i più elevati livelli di performance comporta un notevole carico biomeccanico; questa può condurre allo sviluppo di problematiche muscoloscheletriche, in grado di interferire con l’abilità di suonare il proprio strumento e quindi incidere sulla performance e sul benessere dei musicisti. Questo studio esplora la rigidità muscolare del trapezio superiore nei musicisti con e senza tali problematiche, analizzando le possibili correlazioni con le loro abitudini e caratteristiche individuali.Sessanta musicisti del Conservatorio della Svizzera italiana e dell’Orchestra della Svizzera italiana hanno partecipato alla ricerca, basata su questionari sullo stile di vita e la pratica musicale, oltre ad una misurazione della rigidità muscolare. Il 47% dei partecipanti ha riportato disturbi muscoloscheletrici, con una prevalenza maggiore tra le donne e sul lato sinistro del trapezio superiore. Sebbene non siano emerse differenze significative tra i gruppi con e senza disturbi, si sono evidenziate alcune correlazioni tra rigidità muscolare e percezione dello sforzo, disabilità legata alla pratica strumentale e alla qualità della vita.Questo studio, essendo il primo a esplorare la rigidità muscolare nei musicisti, evidenzia la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio tali problematiche e sviluppare strategie preventive efficaci.

  • Abstract: Mentre nella Vienna del primo Ottocento la scena musicale è in piena espansione e le arie d’opera risuonano nel cuore della città, i Lieder del compositore viennese Franz Schubert conquistano il pubblico, alimentando un interesse sempre crescente per le trascrizioni. In un’epoca in cui la chitarra era spesso utilizzata come strumento di accompagnamento, le trascrizioni dei 6 Schubert’sche Lieder del chitarrista Johann Kaspar Mertz ridefiniscono il ruolo dello strumento proponendo una versione per chitarra sola.L’obiettivo del presente studio è evidenziare come, nonostante l’esistenza di un vasto repertorio per chitarra sola nel periodo considerato, queste trascrizioni di Mertz rappresentano un caso significativo ed offrono l’opportunità di esaminare soluzioni tecniche e strumentali ingegnose, un caso unico che consente di individuare un linguaggio chitarristico specifico. Tale linguaggio conferisce alla chitarra una voce, permettendo di sfruttare al meglio le sue risorse e caratteristiche tecniche. Attraverso un’analisi comparativa tra la versione originale e due trascrizioni dell’epoca, quella di Liszt e quella per voce e accompagnamento di chitarra dello stesso Mertz, si metteranno in luce le caratteristiche specifiche, le scelte idiomatiche e le soluzioni innovative di questo approccio.